Sentirsi bene nudi

Siamo spesso a disagio nel mostrare il corpo senza veli, indipendentemente dalla sua perfezione. Ma riconciliarci con la nostra nudità è possibile.

Qualunque sia il nostro livello di perfezione fisica (ma poi, cos'è la perfezione?), mostrare agli altri e a noi stessi il nostro corpo scoperto (in gran parte come in spiaggia o del tutto come nel bagno di casa), è qualcosa che spesso ci mette a disagio. "Subito intervengono il giudizio, la condanna", sottolinea Massimo Soldati, psicoterapeuta a Milano, autore di Corpo e cambiamento (Tecniche nuove). "Lo sguardo, spesso così severo, che posiamo sul nostro corpo, è la somma dei tanti sguardi ricevuti nella nostra vita. Incauti commenti espressi dai genitori, dal marito o da un amante restano impressi come marchi a fuoco, e anche a distanza di anni ci ricordano che quella parte del corpo investita di sentimenti negativi ha qualcosa di sbagliato. Confrontarsi con la propria nudità, allora, diventa una prova, un esame da superare, se non una sofferenza. E si finisce per vivere il corpo come un fardello ingombrante, qualcosa che ci è capitato ma che non ci appartiene". Eppure stare bene nudi è un'esperienza sensuale e liberatoria che ci fa sentire pienamente vivi. Come arrivare allora ad apprezzarla? ....

Tratto da Psychologies, articolo di Flavia Mazelin Salvi

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Il coraggio della integrita'

Molti anni fa ero incamminato per la strada che mi avrebbe portato ad una formazione comportamentista. Ero contento, ma non completamente soddisfatto, sentivo che qualcosa mi mancava, non so dire se fosse più la profondità della visione psicoanalitica oppure qualcosa d'altro. Amavo infatti la psicoanalisi e mi dispiaceva rinunziarvi, anche se ero molto attratto dalla efficacia e brevità dei protocolli comportamentisti. Avrei voluto avere la possibilità di prendere il buono da entrambe le scuole, ma a quei tempi era impensabile.
La risposta la ebbi incontrando Gianmario Balzarini e la sua scuola, ed era una risposta che mi cambiò profondamente. Ripensandoci ora ciò che mi affascinò nell'approccio della Analisi Immaginativa fu l'intelligente utilizzo della immagine e del corpo in un contesto analitico. Ancora non lo sapevo, ma quella sarebbe stata la mia strada, percorsa negli anni successivi, la strada verso una concezione olistica ed integrale.
Mi piaceva che esperienze diverse, quali la imagerie e la corporeità fossero integrate in quello che ritenevo il più alto dei modelli terapeutici, quello della tradizione analitica. In questo presentivo la grande forza investigativa e pragmatica di Wilhelm Reich, che avrei approfondito negli anni successivi. La indagine reichiana era molto orientata verso la tecnica terapeutica, ed era condotta con una appassionata sollecitudine, che non guardava a mode, correnti o convenzionalità scientifiche, ma mirava in modo compassionevole alla efficacia terapeutica, pur conservando una rigorosa attenzione alla grande tradizione analitica. Reich non temeva nessuno e non si faceva fermare nel perseguire i suoi obiettivi di ricerca nemmeno dal suo grande maestro e collega, Freud, ne' dall'accoglienza aggressiva ed invidiosa delle sue idee troppo avanzate per i tempi, che portarono al rogo dei suoi libri da parte dei nazisti prima, dei comunisti dopo, ed infine negli Stati uniti durante il maccartismo. Ebbene è stato questo coraggio di vivere l'integrità delle proprie idee che ho trovato in Balzarini e nel quale mi sono rispecchiato. In un periodo nel quale la psicanalisi freudiana ortodossa dominava l'ambiente accademico ebbe il coraggio di introdurre il corpo ed un atteggiamento olistico ed aperto. Dico coraggio perché, come tutti sanno, non è facile nel mondo accademico andare contro le correnti dominanti, che allora prediligevano la ortodossia freudiana mentre oggi innalzano il cognitivismo. Rimane sempre però l'amarezza di non poter vedere che raramente un atteggiamento non di parte, che riesca a comporre le differenze ed estrarne ciò che è positivo ed efficace in una visione più ampia e più evoluta.
La frequenza alla Scuola di Cremona mi ha permesso di aprire la mia mente ed anche di incontrare un altro grande studioso, Jack Painter, con il quale ho potuto approfondire ancora di più la corporeità nella sua interazione con la psiche.
Painter ha sviluppato in special modo la cognizione della unità dello psicosoma e della straordinaria potenza che un evento sinergico, su più livelli, può avere sulla persona nel perseguire il cambiamento. Da questa solida base operativa e tecnica ho continuato i miei studi in direzione di una teoria e di una pratica integrale della psicoterapia che potesse unire in un unico edificio quei contributi e quelle dimensioni che sino ad ora, per interesse, settarietà, o convinzioni limitanti, sono rimaste separate.
E' un simpatico gioco di parole che per giungere ad una coscienza integrale sia necessario passare attraverso una coscienza integra.
E' grazie perciò anche al coraggio ed alla integrità di Gianmario Balzarini che sono potuto arrivare ad una psicologia integrale. Dalla integrità all'integrale.

Articolo del Dr. Massimo Soldati.
Copyleft. E' permessa la riproduzione solo se integrale e citando l'autore.

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Respirazione e coscienza

Respirare bene non solo da' salute, ma cambia lo stato della nostra coscienza

Respirare e' vivere. Lo stato della nostra mente e' strettamente legato alla qualita' della nostra respirazione. L'ansia, la depressione, lo stress si ripercuotono profondamente sul nostro modo di respirare. Ed una respirazione insufficiente e contratta e' spesso presente nelle persone che soffrono di disturbo da attacchi di panico ( dap ) ed altre patologie psicologiche.
Anche presso le culture tradizionali la respirazione e' stata sempre impiegata per curare, favorire la meditazione o processi di ascesi.
Nella psicoterapia reichiana e nel bodywork una costante attenzione e' portata al momento della respirazione, secondo varie modalita' e stili.
Il Rebirthing e' una delle tecniche piu' conosciute, riscoperto recentemente da L. Orr, esso e' stato impiegato dai monaci buddhisti nel sud-est asiatico sin dall'antichita'. Consiste in una modalita' di respirazione circolare, che sblocca il flusso energetico in tutto il corpo e facilita la liberazione da traumi accumulati.

La Respirazione Olotropica di S. Grof e' simile nelle modalita', con l'aggiunta di una base musicale adatta e soprattutto una chiara consapevolezza della capacita' implicita di generare stati di coscienza alterati, che vengono interpretati in chiave transpersonale.
Vi sono molte varianti piu' o meno dolci, ad es. Vivation, ma che si discostano poco dalle due precedenti. Una modalita' evoluta di lavoro con la respirazione e' caratteristica dell'approccio di Jack Painter, applicato alla Postural Integration ed alla Energetic Integration, il quale tende a far sbloccare una Onda Energetica che e' composta di varie fasi successive. Tali fasi hanno una risonanza con gli stadi dello sviluppo psicosessuale e con le strutture caratteriali della persona, come puo' essere visto nel diagramma riportato.
Una consapevolezza delle singole fasi e della loro concatenazione puo' favorire una migliore comprensione dei blocchi e delle individuali possibilita' di sviluppo. Fondamentale e' tenere presente la struttura flessibile ed unitaria della Onda Energetica.
Ritengo che il lavoro con la respirazione vada adattato alle esigenze della singola persona e non debba seguire degli schemi rigidi e prefissati. Un potente sblocco bioenergetico puo' essere utile tanto quanto un dolce abbandono al flusso interiore dell'energia.
Per una trattazione completa di questo argomento rimando al mio libro Corpo e Cambiamento.

Articolo del Dr. Massimo Soldati.
Copyleft. E' permessa la riproduzione solo se integrale e citando l'autore.

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